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RIO TERRA' E LE SUE CALLI



Il nostro giro turistico inizia dal Rio Terrà, uno dei "salotti" all'aperto più visitati del Veneto. Non solo d'estate i numerosi turisti in vacanza qui si ritrovano per la passeggiata serale, anche fuori stagione in molti scelgono di trascorrere qui le domeniche o i giorni di festa.
Motivo d'attrazione è questo ambiente unico nel suo genere, paragonabile solo alle policrome case di Burano ma, rispetto alle isole veneziane, facilmente raggiungibile dall'entroterra. Rio Terrà significa canale interrato, perché Caorle fino a metà '800 era tutta percorsa da canali interni: via Roma era il "Rio di Palazzo" che portava al Palazzo pretorio adiacente il Duomo; quindi il "Rio delle Beccarie", intorno all'attuale ex scuola Bafile.
Il Rio Terrà delle Botteghe era il "Rio di Mezzo" e la sua parte che svolta verso Piazza Papa Giovanni era il "Rio di Castello". L'attuale rio interno del porto peschereccio prendeva il nome di "Riello".
Quindi una città-isola percorsa da canali, attraversati da quattro ponti che nel tempo sono stati tombati per lasciar posto alle strade carrozzabili, prima sterrate poi d'asfalto. Così la via principale, Calle Lunga, che attraversava il nucleo centrale spaccandolo in due tronconi e giungendo fin davanti al Duomo e al Palazzo pretorio, divenne una strada secondaria.
Primaria importanza assunse la via Maggiore, sulla quale sorsero le prime botteghe di reti da pesca e generi alimentari; anche le osterie divennero un irresistibile richiamo per i pescatori.
Nei secoli il centro storico ha visto sorgere e scomparire un certo numero di chiese, oratori e "ospedali", gestiti dalle Confraternite. Di palazzi, fatto salvo quello vescovile e quello del pretore, non ce n'erano altri o almeno non se ne ha notizia. Anche il "Palazzòn", edificio sviluppato su un corpo originario quattrocentesco, che si affaccia su Calle Lunga, era così chiamato non certo per presunte vestigia nobili ma solo perché dava ospitalità a un gran numero di famiglie popolane.
Singolare è la constatazione che alcuni edifici all'apparenza antichi, tali non sono, un esempio è l'enoteca-taverna in Rio Terrà Romiati, con una marinaresca meridiana affrescata sulla facciata del corpo superiore. Nelle foto degli anni '50 si nota come l'edificio fosse ben diverso dall'attuale. Un segno questo di continuità storico-culturale, dato che fino agli inizi del secolo scorso l'idea urbanistica rimaneva ancorata agli schemi atavici, nella riproposizione dello stile veneziano-lagunare.
La fisionomia e l'ornato delle case si è modificato in questi ultimi decenni avvicinandosi allo stile buranello, con case dai colori sgargianti, un caleidoscopio un po' forzato se si considera che la colorazione delle case del centro storico è sempre stata bicromatica: il piano superiore dai toni slavati degli intonaci attaccati dagli elementi e dalle muffe, il piano terra tinteggiato di bianco con la calce, che serviva anche a tenere lontani fastidiosi insetti.
Ora tutto è diverso, un accoppiamento tra linee d'arte povera e colori e materiali vividi che danno un qualche senso di irreversibile mutazione tra antico e futuro.


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